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al testo di Serenella Menichetti
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La colpa del mare non era e l'onda sembrava cullare l'azzurro intenso parlava la barca si mise a ballare. In bilico corpi ammassati sull'orlo del baratro nero sostavano stanchi e stremati in mente un pensiero.
La barca è oltremodo gremita un fuoco ad un tratto s'attacca migranti si gettano in acqua. Ancora una sorte vigliacca si scaglia su povera gente. Scafista crudele e negrerio che ruba la vita, la mente e spegne il pensiero
Nel mare galleggiano lievi quei miseri corpi perduti. Il cielo pudico s'arrossa un forte strillar di gabbiani rasenta quel gran cimitero. Poi giungono uomini umani si schianta il pensiero.
Un numero lieve si salva un numero vasto perisce. La fila di sagome uguali protetta da identici teli supina in terreno straniero rivolge a limpidi cieli un fioco pensiero.
Chiedevano solo rifugio da guerre, sorprusi e conflitti. E gocce di tregua e speranza non certo una morte fallace del corpo, dell'io veritiero adesso né guerra né pace estinto è il pensiero.
Serenella.
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